Dr. Salvatore Fabio Rizzi
Gastroenterologo
Esperto in Malattie dell’Apparato Digerente, Ecografia dell’addome, Gastroscopia e Colonscopia

Dr. Salvatore Fabio Rizzi
Gastroenterologo
Esperto in: Malattie dell’Apparato Digerente, Ecografia dell’addome, Gastroscopia e Colonscopia


CHI SONO
- Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Bari
- Specializzato in Gastroenterologia presso l’Università degli Studi di Bari (Policlinico di Bari)
- Perfezionato in Ecografia Addominale presso Ospedale Sant’Orsola-Malpighi (Bologna)
Esperienza lavorativa presso gli Ospedali di Trani, Bisceglie, Barletta e Brindisi.
Esperto in: malattie dell’apparato gastrointestinale, intolleranze alimentari, reflusso gastro-esofageo, disturbi digestivi, coliti, diverticoli, patologie emorroidarie, malattie del fegato, della colecisti e del pancreas
Alcune recensioni dei miei pazienti:
Ho girato diversi medici prima di incontrare il dottor Rizzi. Il dottore si è rivelato da subito un professionista esemplare, ha ascoltato tutti i miei problemi ed ho intrapreso una terapia a lungo termine che già comincia a far vedere i primi risultati. Sono fiduciosa che risolverò il mio problema, lo consiglio a tutte.

Sono stato a visita dal dottor Rizzi dopo averne sentito parlare in giro. Mi ha fatto una visita accurata ed approfondita. Professionista esemplare e molto disponibile. Confermo quanto sentito in giro, credo che sia il miglior gastroenterologo della zona

Un dottore con la D maiuscola. Mi ha seguita passo per passo durante tutto il decorso della mia patologia, sempre disponibile e col sorriso sulle labbra. Ce ne vorrebbero di più di medici come lui

Ho sempre sofferto di colon irritabile sin da quando ero più piccolo. Finalmente ho trovato un medico che ha saputo indicarmi quale farmaci assumere e cosa mangiare per poter risolvere il mio problema. Davvero un ottimo medico

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Ricevo presso i seguenti studi:
Gastroenterologo: di cosa si occupa
La Gastroenterologia è la disciplina clinica che si occupa delle condizioni morbose dell’apparato digerente (tubo digerente, pancreas, fegato), sotto i molteplici aspetti della ricerca e della formazione, della prevenzione, dell’assistenza e della riabilitazione. Ciò è possibile attraverso il supporto fondamentale delle conoscenze professionali cliniche e delle metodiche diagnostiche e terapeutiche specialistiche.
Le malattie gastroenterologiche hanno un impatto importante sulla salute della popolazione, essendo una tra le prime cause di ricovero ospedaliero. Inoltre, i tumori dell’apparato digerente (tra cui il più frequente è il cancro del colon-retto) rappresentano la prima causa di morte per tumori.

Ecografia addominale
L’ecografia dell’addome è una tecnica non-invasiva, economica, priva di effetti collaterali e ampiamente diffusa. Attraverso l’ecografia è possibile visualizzare gli organi parenchimatosi dell’addome (fegato, pancreas, reni e milza), dei grossi vasi addominali (tra cui il sistema portale) e del sistema biliare (colecisti e vie biliari intra- ed extra-epatiche).
Nell’ambito delle epatopatie croniche, l’ecografia permette di identificare i segni di ipertensione portale (splenomegalia, ascite, aumento di calibro della vena porta, ecc.) che indicano una evoluzione della malattia in cirrosi epatica. L’ecografia del parenchima epatico è inoltre periodicamente raccomandata per la sorveglianza dei soggetti ad aumentato rischio di epatocarcinoma o metastasi epatiche. Attraverso l’ecografia, infatti, è possibile identificare lesioni focali epatiche in uno stadio precoce. Ciò consente di avviare tempestivamente un trattamento precoce, con enormi vantaggi in termini di sopravvivenza.
L’ecografia della colecisti e delle vie biliari è infine utile per la diagnosi differenziale dei pazienti con sospetta ostruzione dell’albero biliare. Attraverso l’ecografia è infatti possibile identificare possibili dilatazioni delle vie biliari e l’eventuale presenza di calcoli o tumori.
Le 7 patologie più frequenti per cui richiedere una visita da un Gastroenterologo

1. Malattia da Reflusso Gastro-esofageo (MRGE)
Secondo recenti studi, in Italia, quasi la metà della popolazione (44,3%) presenta sintomi da MRGE e in circa un quarto di essi (23,7%) tali sintomi sono presenti per più di 2 volte a settimana. La MRGE può interessare qualsiasi fascia di età, ma è più frequente nei soggetti con più di 30 anni. Negli ultimi venti anni, in Italia, la MRGE è divenuta la più frequente patologia del tratto digestivo superiore. L’aumento di frequenza della MRGE e delle sue complicanze è stata posta in relazione, tra gli altri fattori, ad un incremento dell’obesità.
La MRGE richiede generalmente una gestione ambulatoriale. Tuttavia, quando si presenta come dolore toracico, specie di nuova insorgenza, può richiedere una valutazione clinica urgente, essendo fondamentale escludere l’origine cardiogena della sintomatologia. La diagnosi di MRGE nella maggior parte dei casi non richiede esami strumentali, ma è basata sulla valutazione specialistica gastroenterologica dei sintomi tipici e sulla esclusione di segni d’allarme. Infatti, una modalità diagnostica specifica e poco costosa consiste nell’impiego di inibitori di pompa protonica ad alto dosaggio e per breve periodo, cosiddetto IPP test. Di conseguenza, l’esecuzione di una gastroscopia può essere utile solo in quella minoranza di pazienti in cui sono presenti segni o sintomi d’allarme oppure non vi è risposta al trattamento con gli IPP.

2. Infezione da Helicobacter pylori
Si stima che l’infezione da Helicobacter pylori sia la malattia più diffusa al mondo, in quanto ne è affetta circa la metà della popolazione mondiale. Sebbene la sua incidenza sia in calo (specie nei Paesi sviluppati), si calcola che circa il 40-50% dei soggetti con più di 50 anni di età ne sia affetta. In Italia, quindi, ci sono milioni di persone con infezione da Helicobacter pylori che rimarranno tali per il resto della loro vita se non opportunamente curate. L’eradicazione spontanea del batterio, infatti, è considerato un evento estremamente raro.
L’infezione può rimanere asintomatica in un’elevata percentuale di pazienti. Tuttavia, la presenza di Helicobacter pylori determina invariabilmente una gastrite cronica attiva, ossia uno stato di infiammazione cronica della mucosa gastrica che tende a peggiorare nel corso degli anni. Inoltre, Helicobacter pylori rappresenta il più diffuso fattore etiopatogenetico dell’ulcera peptica (gastrica o duodenale), seguito dall’uso di FANS. Si stima infatti che circa il 90% delle ulcere duodenali ed il 75% di quelle gastriche siano dovute a questa infezione.
Helicobacter pylori svolge un ruolo fondamentale anche nella dispepsia non ulcerosa, sindrome caratterizzata da dolore o fastidio epigastrico, disturbi digestivi, nausea e sazietà precoce in assenza di lesioni ulcerose. Curando l’infezione è quindi possibile ottenere un significativo vantaggio terapeutico.

3. Sindrome del Colon irritabile o dell’Intestino Irritabile (SII)
La SII è una condizione caratterizzata dalla presenza di dolore o fastidio addominale associato a una variazione della frequenza e/o delle caratteristiche delle evacuazioni. In base all’alvo vengono distinti 3 sottogruppi: SII-stipsi prevalente, SII-diarrea prevalente e SII con alvo alterno o misto. In Italia ne soffre circa un italiano su dieci, con una frequenza maggiore nel sesso femminile. Nelle donne è prevalente la variante SII-stipsi, mentre negli uomini sono più frequenti l’alvo alterno e la diarrea.
Il primo approccio a pazienti con SII prevede esami di laboratorio di routine e una ecografia addominale; solo in alcuni casi può essere utile effettuare una colonscopia. L’approccio terapeutico si può avvalere di modifiche dietetiche, utilizzo di farmaci come pre- e probiotici, antispastici, antidiarroici, regolatori del transito intestinale.

4. Stipsi
La stipsi rappresenta un problema di grande importanza in ambito gastroenterologico, per via della sua enorme diffusione. Si stima, infatti, che sono più di quattro milioni gli italiani che ne soffrono. Di questi, due su tre sono di sesso femminile.
La spesa farmaceutica in Italia per l’acquisto di lassativi supera i 20 milioni di euro l’anno e soltanto nella metà dei casi è indirizzata dal consiglio del medico. L’automedicazione basata sulle indicazioni di parenti o conoscenti, è infatti la prassi più frequente. Sebbene i lassativi osmotici (macrogol e disaccaridi) siano quelli consigliati dalle linee guida, i dati di mercato mostrano che i lassativi stimolanti, comprese le tisane di erboristeria, risultano quelli più utilizzati. Purtroppo, l’utilizzo di quest’ultima classe di lassativi, contrariamente all’opinione comune di gran parte della popolazione generale, non è scevra da effetti collaterali.
I pazienti che presentano una stipsi di difficile diagnosi e resistente ai comuni presidi terapeutici devono essere valutati da centri di riferimento.

5. Diverticoli del colon
La malattia diverticolare del colon rappresenta la quinta causa di spesa sanitaria tra le patologie dell’apparato digerente. In Europa, si calcola che attualmente oltre 103 milioni di persone ne sia affetta, e tale numero si è decuplicato nel corso dell’ultimo secolo. La malattia diverticolare del colon è poco frequente sotto i 30 anni, mentre può interessare fino al 70% degli individui nelle fasce di età più alte.
Nella maggior parte dei pazienti la diverticolosi è asintomatica. In quasi un quarto dei casi, tuttavia, compaiono dei sintomi di tipo acuto, cronico o recidivante. Gli eventi acuti severi più frequenti sono la diverticolite e l’emorragia. In alcuni casi, la diverticolite può complicarsi con perforazione, ascesso, fistole, peritonite diffusa.
Appare evidente che una patologia di questa prevalenza e morbidità deve essere opportunamente gestita fin dal momento della sua diagnosi, anche se asintomatica. In questa fase, infatti, un corretto indirizzo alimentare può evitare la progressione della malattia verso le forme acute appena descritte e prevenire la eccessiva prescrizione di farmaci. La dieta ricca di fibre, infatti, è l’unico intervento che si è dimostrato in grado prevenire o rallentare la progressione del quadro morfologico.

6. Steatosi epatica non-alcolica
La steatosi epatica non-alcolica è una malattia caratterizzata dall’accumulo di grasso all’interno del fegato, in assenza di cause virali, genetiche, di abuso alcolico o di altri fattori eziologici noti. A livello internazionale, il limite al di sotto del quale si può definire una steatosi come “non alcolica” è di 20-30 grammi di alcol al giorno, equivalenti a 2-3 bicchieri di vino o 2 drink al giorno.
Attualmente, in Italia, circa un quarto della popolazione adulta presenta steatosi e questo numero è destinato ad aumentare. La steatosi è più frequenti nei maschi e aumenta con l’età, andando a colpire prevalentemente i pazienti con sovrappeso o obesità (soprattutto viscerale), diabete, iperlipidemia, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica.
La steatosi si manifesta in modo subdolo e spesso asintomatico. Infatti, il paziente solitamente non accusa nulla se non un senso di peso in ipocondrio destro e la diagnosi di steatosi viene fatta solitamente per un riscontro occasionale di una alterazione di transaminasi (o più spesso GGT) oppure per il riscontro di un fegato grasso alla ecografia. La diagnosi e il trattamento della steatosi possono essere effettuati a livello ambulatoriale dallo specialista gastroenterologo.

7. Calcolosi della colecisti
La calcolosi della colecisti nei paesi occidentali è una patologia molto comune, con una prevalenza che varia dal 13% al 25% della popolazione. È più frequente in individui di sesso femminile, di età compresa tra 30 e 80 anni, con una incidenza che aumenta con l’avanzare dell’età.
I calcoli della colecisti sono prevalentemente composti da colesterolo. La formazione di calcoli dipende da molti fattori che si dividono in costituzionali ed ambientali. I fattori costituzionali (non modificabili) sono l’età, il sesso femminile, la genetica, e l’etnia. Invece, i fattori ambientali (modificabili) sono rappresentati dalla dieta, l’attività fisica, la rapida perdita di peso e l’obesità. Altre patologie maggiormente associate allo sviluppo di calcoli della colecisti sono rappresentate da dislipidemie, diabete mellito, ulcera peptica, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica e cirrosi epatica.
Tra i pazienti affetti da calcolosi della colecisti, quasi tre su quattro sono asintomatici. Per la maggior parte di essi è utile un trattamento medico conservativo. Al contrario, quando la calcolosi della colecisti diventa sintomatica si manifesta, prevalentemente, con dolore in ipocondrio destro associato o meno a febbre, nausea e vomito della durata da poche ore ad alcuni giorni. Per questi pazienti, la colecistectomia laparoscopica è attualmente il trattamento di scelta.